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giovedì 1 agosto 2019

All'Asilo da Stella

Ciao a tutti,
come promesso vi racconterò un pezzo della mia vita.
Vi ho già detto che mia madre era una maestra? Credo di sì! E bene, quando vinse il concorso per lavorare negli Asili Nido, io ero molto piccola e dal momento che anche mio padre lavorava tutto il giorno, i miei genitori furono costretti a iscrivermi presso un Asilo privato che fungeva da pre e post scuola. Così, dalle 7 fino alle 17 circa, vivevo in questo "mondo" pieno di bambini di ogni età. Ovviamente non ho ricordi del periodo pre-scolastico, ma ricordo benissimo gli anni trascorsi dai 6 anni fino ai 10. Dopo le cinque ore passate a scuola, la signorina di turno o la titolare dell'Asilo, Stella, ci veniva a prendere all'uscita, e tutti in insieme, fila per due come soldatini, marciavamo sulla strada che ci avrebbe riportato al dopo-scuola. I più grandi aiutavano a sistemare la sala da pranzo, organizzando sedie e tavoli e apparecchiando la tavola. I più piccoli invece, erano disposti in fila nel corridoio, in attesa del proprio turno al lavandino. Quando tutti erano pronti e correlati di apposito bavaglino (ogni bambino sotto ai 6 anni), le signorine, portavano le pietanze avanti e indietro dalla cucina, e quando ognuno aveva avuto il suo, si cominciava la "pappatoia". Riesco a sentire ancora, nonostante il tempo trascorso, il "tac" del cucchiaio di ferro sul piatto di plastica e il "tuc-tuc", del bicchiere che sbatteva sul tavolo in segno di:
"Ho finito l'acqua! Signorina!", e la maestra più vicina, rimboccava subito il boccale, poi il successivo, poi quello dopo e così via. Terminato il banchetto, cominciava il ronzio delle voci, che però terminava con lo sgombro delle vettovaglie e con il trenino verso il bagno, per fare la pipì. qui veniva fatta la divisione per età: i bambini da 0 a 3 anni, venivano messi sui passeggini e portati nel corridoio per la ninna; i bambini dai 4 ai 6, venivano fatti sedere intorno ai tavoli, "mani conserte e testa sul tavolino", in silenzio ovviamente, perché anche loro in qualche modo dovevano riposare. I più grandicelli, quelli che frequentavano le elementari e oltre, venivano portati nella stanza più a nord dell'istituto per svolgere i compiti assegnati. La cosa straordinaria che ricordo con molto affetto è la condivisione e la solidarietà che regnava tra noi bambini. Si bisticciava di continuo, ma se qualcuno aveva bisogno, anche fosse un aiuto per i compiti, si stava tutti lì impegnati nel risolvere il problema. Eravamo come una grande famiglia, che condivideva spazi e giochi con estrema semplicità e armonia. Nessuno veniva "abbandonato" e nessuno rimaneva fuori dal gioco perché ciascuno di noi, trovava il modo di convincere lui o gli altri a reintegrarlo. Questa era la mia Ohana (famiglia) e lo è stata fino ai miei 10 anni di vita e devo ringraziare i miei Genitori e la fantastica proprietaria dell'Asilo, di nome Stella, perché mi hanno dato la possibilità di conoscere tante persone diverse di età, sesso, religione e ceto sociale e anche per avermi insegnato che siamo tutti uguali, esserei umani che vivono e muoiono sotto lo stesso tetto e che grazie alle proprie differenze, da me chiamate caratteristiche personali o qualità, popoliamo questo meraviglioso mondo e lo adorniamo con le nostre virtù. 
In questo meraviglioso microcosmo ho iniziato a raccontare storie per intrattenere i miei compagni e per passare il tempo nei momenti di "silenzio"pomeridiano all'interno dell'Asilo.
Per il momento è tutto...a presto.
Eka Erika

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