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martedì 9 giugno 2020

Compassione

La Compassione vista dal punto di vista buddista, non è altro che la condivisione empatica delle sofferenze altrui.
Ognuno di noi, a parer mio, dovrebbe sviluppare questo sentimento, per vivere in completa armonia con le persone che lo circondano. Il mondo sarebbe un posto migliore se pensassimo prima al bene degli altri e poi al nostro.
Ho provato questo sentimento, per la prima volta, nei confronti di mia madre.
Lei non era per così dire, una persona molto espansiva e affettuosa, e a parer mio, non aveva quell’istinto materno insito nella donna, ma non per questo potrei affermare che non mi avesse voluto bene, anzi, me ne voleva, ma a modo suo.
Anche se poteva sembrare una persona rigida e forte, lei era tutto l’opposto. Fragile, insicura e insoddisfatta della propria vita.
Dalla mia adolescenza, il nostro rapporto si era spezzato notevolmente, perché io, da ragazza quale ero, volevo vivere la mia vita, mentre lei, pretendeva che le stessi sempre accanto.
Mi faceva sentire in colpa dicendomi che stava bene solo quando era insieme a me, ed era vero, perché quando mi allontanavo da casa, lei cadeva in una buia depressione.
Per molti anni, inconsapevolmente, rinunciai ad uscire per non farla stare male, ma quando la mia voglia di libertà emerse urlando, incontrando per mia fortuna, quello che sarebbe stato l’amore della mia vita, per lei fu la fine.
I suoi problemi interiori non risolti, l’avevano portata ad aggrapparsi a me, e quando intorno ai 20 anni, me ne andai via di casa, lei peggiorò.
“Mi odiava”, così mi diceva al telefono, e mi accusava di averla “abbandonata” ed io, combattuta, e stanca, mi tenevo lontana il più possibile, per non soffrire delle sue parole.
Ero soffocata dalla sua presenza instabile, e dispiaciuta, perché le mie parole, nonostante tutto, non riuscivano mai ad aiutarla e a farla sentire meglio.
Cosa avrei potuto fare per lei? Niente. Non puoi aiutare chi non vuole essere aiutato!
Il nostro rapporto era fatto di insulti e brutte parole, sempre nei miei confronti, perché io, non mi permettevo di risponderle, per educazione e visto il suo stato psicologico.
Ho subito tanti di quegli insulti e parolacce che non sapevo nemmeno esistessero, ma nonostante tutto, continuavo a volerle bene, perché era pur sempre mia madre.
L’amavo e la odiavo nello stesso tempo e non capivo perché gettasse addosso a me, tutto il suo astio e la sua rabbia di vivere.
Questo mi rendeva infelice e l’unico modo per cambiare le cose, era starle lontana. Fu una grande sofferenza per me, come per lei, ma dovevo tenere duro e andare avanti, tentando di trovare un posto dentro me, in cui essere felice.
Quando nacque mio figlio Diego, le cose un po’ cambiarono, cambiò lei. Il suo stato d’animo quando ci vedeva era alle stelle e addirittura, giocava con mio figlio, rotolandosi per terra come una ragazzina. Mi chiedevo se l’avesse fatto anche con me quando ero piccola, ma temevo la risposta, così, mi facevo bastare quello che dava a lui.
Nel 2011 si ammalò di cancro. Furono giorni davvero difficili per tutti, e nonostante “non meritasse la mia presenza”, come mi dicevano in molti, io rimasi accanto a lei fino alla fine.
Nei miei momenti di difficoltà, lei per me, non c’era stata, mai! Credetemi se vi dico che ho dovuto affrontare una bruttissima situazione di salute, dove persone che non mi erano nulla, sono state notte e giorno accanto a me, curandosi di me fisicamente e psicologicamente (mio marito e i miei suoceri, Liliana e Rodolfo), mentre lei, non si fece mai vedere o quasi.
Avrei dovuto ripagarla con la stessa moneta? Può darsi, ma non lo feci.
In quel letto di ospedale, ridotta un mucchio di ossa, c’era la persona che mi aveva dato la vita, la stessa che non era stata capace di affrontare i suoi fantasmi, fino ad ammalare la sua anima.
Era per me impensabile, non starle vicino, provando ad alleviare il suo dolore. Infondo, per una parte della mia vita, lo avevo già fatto.
Fu estremamente difficile vederla morire ogni giorno, consapevole che l’avrei persa per sempre, eppure, non mancò giorno che non fossi lì accanto al suo capezzale.
La forte Compassione che ebbi di lei, mi diede la forza per andare avanti e perdonare tutte le sue parole e le sue mancanze nei miei confronti. Avevo capito che il suo male interiore, psichico, l’aveva oscurata a tal punto, di non vedere più. Non potevo fargliene una colpa.
Oggi, a distanza di 9 anni, serbo di lei un bel ricordo e seppur non dimentico, ho imparato a perdonare.
Ecco, questa è la mia Compassione.

Erika

giovedì 4 giugno 2020

Antologia: Il nostro DIARIO al tempo del CORONAVIRUS

Buongiorno cari lettori,
oggi vorrei parlarvi della stupenda iniziativa che la Pav Edizioni ha intrapreso per sostenere la Protezione Civile, con i proventi della vendita di questa Antologia.
A parer mio, un gesto nobilissimo dei nostri Editori (Aurora Di Giuseppe, Vincenzo Mazza e Piero Molinaro), anima e cuore di questa meravigliosa casa Editrice PAV.
La loro immensa sensibilità, ci ha portati a raccogliere pagine di diario di noi scrittori, sul periodo storico, che stiamo ancora vivendo, quello della Pandemia.
Riflessioni, stati d'animo, paure, ogni sentimento è riportato su questa straordinaria Antologia, di vita quotidiana, in un'epoca in cui, mai ci saremmo aspettati di vivere un dramma simile.
E' un piccolo pezzo di storia che porteremo con noi per sempre, come monito, per ricordarci di quanto abbiamo sofferto in questi lunghi giorni di restrizioni e chiusure, di allontanamenti familiari, ma anche di quanto siamo stati bravi ad affrontare una situazione di emergenza così straordinaria.

lunedì 1 giugno 2020

01.06.2012

Nonna
💚
Pensavo soffrissimo allo stesso modo,
ma oggi guardandoti negli occhi
ho capito.
Abbiamo perso la stessa persona,
ma noi non siamo lo stesso per lei...
io sono sua fliglia,
ma tu eri sua madre...
E' impensabile, quasi impossibile
sopravvivere alla morte del proprio figlio!
Io non ce la potrei mai fare...
💚
Eka

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